Questa settimana, per la prima volta da oltre un mese, non sono stato a Milano, causa corso di formazione, e conseguentemente mi sono perso per l'ennesima volta - credo sia la quarta in una anno, adesso devo solo cercare di mancare per qualsiasi motivo la data che terranno a Brescia a fine agosto per fare pokerissimo - il live dei Gogol Bordello, che hanno suonato alla Cascina Monluè ieri sera, oltretutto con biglietto a 8 €.
Stavo ancora imprecando mentre me ne tornavo a casa, quando ho visto un manifesto a bordo strada sul festival
Operazione Rock Valtellina che si terrà a Tirano, nella sonnolenta provincia alpina che mi ospita fin dalla nascita. Ho pensato al solito evento con gruppi locali, magari anche interessante per carità, però nulla di particolare, e invece guardando al cartellone mi è caduto l'occhio sul nome I am kloot, e ho pensato: "Non è possibile! Gli I am kloot in valtellina? Ma per piacere!" E invece sono proprio loro. Sembra che l'AEM, non so bene per che motivo, abbia deciso di finanziare questa manifestazione riservata a gruppi emergenti inglesi e americani.
A dire la verità i tre autodefinitisi coglioni inglesi - "kloot" è un termine, olandese se non sbaglio, che può essere per l'appunto tradotto come "coglione" - non sono proprio emergenti, dato che hanno già pubblicato tre album in studio e uno di registrazioni radiofoniche, e non sono neppure particolarmente giovani (il leader John Bramwell ha tra l'altro trascorsi da busker in giro per l'Europa). Non bastasse questo, bisogna dire che nel 2001 erano stati inseriti nel famigerato calderone del NAM (New Acoustic Movement), con cui la stampa musicale inglese, sempre alla ricerca di "Next big thing", aveva etichettato tutta una serie di artisti (Turin brakes, Kings of convenience, Tom McRae tra gli altri), senza che poi avessero molto in comune tre loro, semplicemente per una propensione, reale o presunta che fosse, per la musica acustica.
Tornando al festival valtellinese, non ho la più pallida idea di chi siano le altre band che suoneranno, però forse gli I am kloot andrò a vederli, anche solo perché hanno scritto una manciata di canzoni pop davvero niente male, e per il ricordo di un bel concerto a Urbino nel 2003, e ancor di più per quello di John Bramwell completamente ubriaco che nella calura del mezzogiorno successivo intratteneva i presenti nei giardini pubblici della cittadina marchigiana con discorsi e domande surreali, allontanandosi poi verso un altra persona senza aspettare la risposta dell'imbarazzato e divertito interlocutore.
venerdì 29 giugno 2007
giovedì 28 giugno 2007
Top of the spot... ever
Oggi, se ci avete fatto caso, e lo avrete fatto data l'evidenza del fenomeno, i protagonisti degli spot sono tutti giovani, belli e ridanciani, in poche parole si tratta di famiglie di trentenni con improbabili figli adolescenti che sembrano vivere in una perenne festa, dove la massima preoccupazione è ingozzarsi senza vergogna di merendine oppure pulire il pavimento quattro volte al giorno grazie al nuovo detersivo, più tossico della diossina di Seveso.
Una volta non era così, i nostri eroi della pubblicità non erano tutti giovani e belli: innanzitutto questo spot sembrava avere un protagonista insuperabile, il tutto in soli "170 grammi di bontà... in olio d'oliva"...
...invece, anche se pareva impossibile, giunse qualcuno di più agghiacciante, il cui unico pensiero era "dipingere una parete grande".
Però chi è stato bambino o comunque giovane negli anni ottanta non potrà mai dimenticare quell'uomo dall'aspetto e dall'abbigliamento decisamente retro-futuristico, un po' da personaggio dickiano, che ineffabile diceva che avrebbe potuto "stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci" Ma poi non lo faceva, e ci spiegava anche il perché, che era semplice in fondo, "...perché noi siamo scienza, non fantascienza!"
Una volta non era così, i nostri eroi della pubblicità non erano tutti giovani e belli: innanzitutto questo spot sembrava avere un protagonista insuperabile, il tutto in soli "170 grammi di bontà... in olio d'oliva"...
...invece, anche se pareva impossibile, giunse qualcuno di più agghiacciante, il cui unico pensiero era "dipingere una parete grande".
Però chi è stato bambino o comunque giovane negli anni ottanta non potrà mai dimenticare quell'uomo dall'aspetto e dall'abbigliamento decisamente retro-futuristico, un po' da personaggio dickiano, che ineffabile diceva che avrebbe potuto "stupirvi con effetti speciali e colori ultravivaci" Ma poi non lo faceva, e ci spiegava anche il perché, che era semplice in fondo, "...perché noi siamo scienza, non fantascienza!"
martedì 26 giugno 2007
Do it again, please!
Visto il nuovo video dei Chemical brothers: "Do it again", e mi ricorda moltissimo quello di "Push the tempo" di Fatboy Slim. Certo la canzone di Mr. Norman Cook è strepitosa, non si riesce a star fermi ascoltandola, e il video è forse il più divertente che io abbia mai visto, però pure il pezzo dei fratellini chimici mi fa battere il piedino sotto il tavolo, e me lo ritrovo in testa nei momenti più impensabili.
Chemical Brothers: "Do it again"
Fatboy Slim: "Push the tempo"
Chemical Brothers: "Do it again"
Fatboy Slim: "Push the tempo"
lunedì 25 giugno 2007
L'incommensurabilità del mondo
di Jonathan Coe
Per quanto si impegnasse, Benjamin non ci capiva niente. Rollalo Reg parlava un'altra lingua. Già allora non era più tanto convinto di quello che gli dicevano i suoi genitori, o i professori a scuola. Era il mondo, il mondo in quanto tale, che era fuori dalla sua portata, tutta quella costruzione assurdamente grande, complicata, casuale, incommensurabile, quella marea incessante di relazioni umane, politiche, culture, storie... Come sperare di riuscire a padroneggiare tutte quelle cose? Non era come la musica. La musica aveva sempre un senso, una logica. La musica che sentì quella sera era chiara, accessibile, piena di intelligenza e umorismo, malinconia ed energia, e speranza. Non avrebbe mai capito il mondo, ma avrebbe sempre amato quella musica. E allora l'ascoltò, sicuro che Dio era dalla sua parte, e si sentì a casa.
*tratto da Jonathan Coe, "La banda dei brocchi"
Per quanto si impegnasse, Benjamin non ci capiva niente. Rollalo Reg parlava un'altra lingua. Già allora non era più tanto convinto di quello che gli dicevano i suoi genitori, o i professori a scuola. Era il mondo, il mondo in quanto tale, che era fuori dalla sua portata, tutta quella costruzione assurdamente grande, complicata, casuale, incommensurabile, quella marea incessante di relazioni umane, politiche, culture, storie... Come sperare di riuscire a padroneggiare tutte quelle cose? Non era come la musica. La musica aveva sempre un senso, una logica. La musica che sentì quella sera era chiara, accessibile, piena di intelligenza e umorismo, malinconia ed energia, e speranza. Non avrebbe mai capito il mondo, ma avrebbe sempre amato quella musica. E allora l'ascoltò, sicuro che Dio era dalla sua parte, e si sentì a casa.
*tratto da Jonathan Coe, "La banda dei brocchi"
sabato 23 giugno 2007
Fuochi d'artificio
Ossuccio è un ridente paese situato più o meno a metà della sponda comasca del Lario, per la precisione nelle vicinanze dell'Isola Comacina. E ad Ossuccio quando fanno qualcosa lo fanno seriamente, non scherzano mica; anche quando organizzano una festa estiva pensano in grande, e ci tengono giustamente a sottolinearlo pure sul sito del comune, dove è riportato testualmente: "Spettacolo di fuochi pirotecnici, con incendio dell'isola"
sabato 16 giugno 2007
Case sparse
Quando la tua pausa pranzo si riduce ad un panino e un po' di frutta mangiata mentre lavori, durante quella che dovrebbe appunto essere la pausa pranzo, e una sigaretta, se proprio riesci a staccare cinque minuti, mentre lavori ininterrottamente dalle otto di mattina alle sei di sera, la percezione che la tua qualità di vita sia calata non è tanto una sensazione, quanto una certezza, perlomeno finché due più due farà quattro.
Saltando di palo in frasca, pur restando in tema di distruzioni, l'ennesima prova che gli sceneggiatori delle major hollywoodiane sono alla frutta è l'uscita imminente del film tratto dai Transformers, il cui sito ufficiale è immancabilmente un fantasiosissimo www.transformersthemovie.com.
Non so, sarà che il regista è Michael Bay, che già ha donato all'umanità kolossal insopportabili (nonostante Liv Tyler) come Armageddon e polpettoni strappalacrime nonché stracciamaroni come Pearl Harbor, sarà che anche da piccolo non ne ho mai sopportato neppure la versione originale a cartoni animati, che trovavo di una noia mortale, insopportabile persino nell'asfittica programmazione pomeridiana estiva, però ho un'avversione preventiva verso questa produzione paragonabile a quella che si potrebbe avere per un attacco biblico di cavallette.
Allora forse è meglio consolarsi con qualche filmato in Bun-O-Vision, gentilmente regalatoci da Angry Alien Productions, in cui moltissime pellicole sono ridotte in animazioni in flash di una trentina di secondi, con protagonisti dei simpatici coniglietti. Comunque non mi dilungo in spiegazioni: data anche la brevità vi consiglio di farvi un giro in loco. Semplicemente geniali.
Leggo or ora anche una bella notizia: è stato prosciolto da ogni accusa Rahmatullah Hanefi, il manager afghano di Emergency arrestato dopo la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, per la quale aveva agito come mediatore.
Per finire in bellezza, sembra che il Real abbia offerto 80 milioni di euro per Kakà, mentre il nuovo album dei Gogol Bordello si intitolerà Super Taranta. Le due cose non sono collegate, o almeno non credo.
venerdì 15 giugno 2007
La dimensione del mito*
Dunque è sera, stiamo seduti sotto il grande albero, una ragazza mi porge un bicchiere di tè. Odo parlare persone dai visi forti e lucenti, come scolpiti nell'ebano, avvolti da un silenzio dove niente si muove. Capisco poco di quel che dicono, ma le voci hanno un tono grave e convinto. Parlando si sentono responsabili della storia del loro popolo. Sono loro a conservarla e svilupparla. Non possono dire: "Leggete la nostra storia nei libri" perché quei libri non esistono, non sono mai stati scritti. Non esiste storia all'infuori di quella che riescono a raccontare qui. Non avranno mai una loro storia compilata in modo scientifico e obiettivo, come si dice in Europa, poiché la storia africana non conosce documenti e scritture. Ogni generazione, udendo la versione che le veniva tramandata, l'ha modificata e continua a modificarla, trasformandola e abbellendola. Ma proprio per questo la storia qui, libera dal peso degli archivi e dal rigore dei dati, raggiunge la sua forma più pura e cristallina: quella del mito.
Un mito dove invece dei dati e della misura meccanica del tempo - giorni, mesi, anni - vigono espressioni quali: "tempo fa", "molto tempo fa", "tanto tempo fa che nessuno più se ne ricorda", termini che consentono di collocare e di sistemare tutto nella gerarchia del tempo. Un tempo che non si svilupperà in modo lineare, ma assumerà la forma del moto terrestre: una forma rotatoria, uniformemente circolare. In una simile visione del tempo il concetto di sviluppo non esiste, sostituito dal concetto di durata. L'Africa è l'eterna durata.
* tratto da Ryszard Kapuscinski, "Ebano" (2000)
domenica 10 giugno 2007
H2O
Avreste mai detto che delle semplici gocce d'acqua potessero essere creare delle bellissime sculture, degli effetti sorprendenti?
Ebbene sì, basta dare un'occhiata a Liquid Sculpture, sito dove sono raccolti i lavori del fotografo americano Martin Waugh, in particolare alcune gallerie fotografiche veramente strabilianti, di cui queste due foto sono dei semplici esempi.domenica 3 giugno 2007
Case sparse
Technorati ci informa che l'italiano è la quarta lingua più usata nella blogosfera, dietro a giapponese, inglese e cinese, e davanti a spagnolo, inglese, parsi e tedesco. Però!
In Polonia un uomo si è risvegliato dopo 19 anni di coma, storia simile a quella di "Godd bye Lenin!", delizioso film tedesco del 2002, in cui una donna per l'appunto entrava in coma pochi mesi prima della caduta del muro di Berlino per poi risvegliarsi nella Germania ormai unificata, e il figlio cercava di celarle i profondi sconvolgimenti accaduti al fine di evitarle lo shock di scoprire la fine della per lei gloriosa DDR, pericoloso per il suo stato di salute precario.
Infine il sito del "Corriere della sera" propone un'interessante serie di articoli sul sempre poco conosciuto mondo dei Rom.
In Polonia un uomo si è risvegliato dopo 19 anni di coma, storia simile a quella di "Godd bye Lenin!", delizioso film tedesco del 2002, in cui una donna per l'appunto entrava in coma pochi mesi prima della caduta del muro di Berlino per poi risvegliarsi nella Germania ormai unificata, e il figlio cercava di celarle i profondi sconvolgimenti accaduti al fine di evitarle lo shock di scoprire la fine della per lei gloriosa DDR, pericoloso per il suo stato di salute precario.
Infine il sito del "Corriere della sera" propone un'interessante serie di articoli sul sempre poco conosciuto mondo dei Rom.
sabato 2 giugno 2007
Prince of Persia comes and save us
Dopo la prima settimana di lavoro in terra brianzola torno a scribacchiare e, non avendo un portatile, gli aggiornamenti del blog durante la settimana per ora saranno difficili e sporadici. Almeno finché non me lo procuro.
Non sapendo bene di che parlare ed essendo sostanzialmente ancora spaesato dal cambiamento, oggi voglio segnalare alcuni posti in cui si trovano delle faccende musicali che mi piacciono.
I My awesome mixtape sono 3 ragazzi bolognesi che mescolano indie ed elettronica in bassa fedeltà, con un aspetto tipicamente da nerd ed una evidente passione per il dancefloor. Il loro primo album è in uscita su My Honey, però sulla meritoria netlabel Kirsten's postcard, italianissima nonostante il sito in inglese, si può trovare "Songs of sadness, songs of happiness", un EP di 4 pezzi in download gratuito.
Tutto molto molto carino, a tratti irresistibile, specialmente "Amiga" e "The painter and the anthropologist", scaricabile in un unico file zippato.
Non male neppure le altre produzioni della casa, tra cui spiccano The Sad Snowman e "A Century of covers", disco tributo ai Belle and Sebastian, a cui hanno partecipato anche Perturbazione, Canadians, Mixtapes & Cellmates e Austin Lace tra gli altri.
Lucky Misu invece è il progetto di Daniel Bergström, un giovane svedese che ormai dal 2005 pubblica sul suo sito diversi EP ogni anno, anch'essi situati in quella nebulosa che gravita tra indie ed elettronica, quel non-genere che talvolta si definisce come indie-tronica, o folk-tronica - io non amo molto le categorizzazioni, però in questo caso credo renda l'idea meglio di mille giri di parole - indubbiamente due dei neologismi più orrendi che siano mai stati partoriti dai critici musicali.
Comunque la sua produzione è decisamente buona e vale la pena di darci un'ascoltata, e magari anche più di una.
Spostiamoci un poco più a sud, precisamente in Belgio, dove ha base quella che forse è la più conosciuta netlabel di area indie: la Sundays in spring, appena tornata dopo quasi un anno di inattività col suo ventunesimo ep. La ricetta della casa è sempre la stessa, anche se cucinata in molti modi differenti e con diversi ingredienti da artisti dalle provenienze più disparate: musica acustica, malinconica, melodie languide e quasi da camera.
Personalmente ho un debole per molti degli ep messi in download, anche se, dovendo scegliere, i miei preferiti sono Sepia hours, The London apartments e Chauchat, l'unica pubblicazione di lunga durata.
Varchiamo l'oceano per segnalare un'altra netlabel, che però ha ormai cessato la sua attività, pur lasciando on line le proprie produzioni, ovvero l'americana Comfort stand, di cui si ascoltano con piacere alcune compilation notevoli quanto curiose, ma soprattutto i Demos della cantautrice di Chicago Edith Frost, che attualmente pubblica per la Drag City, una perla di folk rock, una voce intensa, con accompagnamento quasi esclusivamente acustico, per dodici pezzi a cui la definizione di demo non rende giustizia perché si tratta di ben più che di semplici bozzetti.
Per finire uno dei miei album preferiti: Everclear degli American music club, gloriosa band di San Francisco, una delle migliori nel calderone di pop-rock californiano del periodo fine anni ottanta-primi novanta, tornati insieme tra l'altro nel 2004.
Uscito originariamente nel 1991, era ormai fuori catalogo, tanto è vero che io l'ho conosciuto, recuperando un vinile - meraviglioso, anche perché la copertina è splendida, e qui viene fuori il mio lato feticista - in un negozio dell'usato a Milano. Così Mark Eitzel, deus ex machina della formazione, invece che rieditarlo, ha deciso di rilasciarlo in download gratuito.
Ed io non posso che ringraziare.
Enjoy!
Non sapendo bene di che parlare ed essendo sostanzialmente ancora spaesato dal cambiamento, oggi voglio segnalare alcuni posti in cui si trovano delle faccende musicali che mi piacciono.
I My awesome mixtape sono 3 ragazzi bolognesi che mescolano indie ed elettronica in bassa fedeltà, con un aspetto tipicamente da nerd ed una evidente passione per il dancefloor. Il loro primo album è in uscita su My Honey, però sulla meritoria netlabel Kirsten's postcard, italianissima nonostante il sito in inglese, si può trovare "Songs of sadness, songs of happiness", un EP di 4 pezzi in download gratuito.
Tutto molto molto carino, a tratti irresistibile, specialmente "Amiga" e "The painter and the anthropologist", scaricabile in un unico file zippato.
Non male neppure le altre produzioni della casa, tra cui spiccano The Sad Snowman e "A Century of covers", disco tributo ai Belle and Sebastian, a cui hanno partecipato anche Perturbazione, Canadians, Mixtapes & Cellmates e Austin Lace tra gli altri.
Lucky Misu invece è il progetto di Daniel Bergström, un giovane svedese che ormai dal 2005 pubblica sul suo sito diversi EP ogni anno, anch'essi situati in quella nebulosa che gravita tra indie ed elettronica, quel non-genere che talvolta si definisce come indie-tronica, o folk-tronica - io non amo molto le categorizzazioni, però in questo caso credo renda l'idea meglio di mille giri di parole - indubbiamente due dei neologismi più orrendi che siano mai stati partoriti dai critici musicali.
Comunque la sua produzione è decisamente buona e vale la pena di darci un'ascoltata, e magari anche più di una.
Spostiamoci un poco più a sud, precisamente in Belgio, dove ha base quella che forse è la più conosciuta netlabel di area indie: la Sundays in spring, appena tornata dopo quasi un anno di inattività col suo ventunesimo ep. La ricetta della casa è sempre la stessa, anche se cucinata in molti modi differenti e con diversi ingredienti da artisti dalle provenienze più disparate: musica acustica, malinconica, melodie languide e quasi da camera.
Personalmente ho un debole per molti degli ep messi in download, anche se, dovendo scegliere, i miei preferiti sono Sepia hours, The London apartments e Chauchat, l'unica pubblicazione di lunga durata.
Varchiamo l'oceano per segnalare un'altra netlabel, che però ha ormai cessato la sua attività, pur lasciando on line le proprie produzioni, ovvero l'americana Comfort stand, di cui si ascoltano con piacere alcune compilation notevoli quanto curiose, ma soprattutto i Demos della cantautrice di Chicago Edith Frost, che attualmente pubblica per la Drag City, una perla di folk rock, una voce intensa, con accompagnamento quasi esclusivamente acustico, per dodici pezzi a cui la definizione di demo non rende giustizia perché si tratta di ben più che di semplici bozzetti.
Per finire uno dei miei album preferiti: Everclear degli American music club, gloriosa band di San Francisco, una delle migliori nel calderone di pop-rock californiano del periodo fine anni ottanta-primi novanta, tornati insieme tra l'altro nel 2004.
Uscito originariamente nel 1991, era ormai fuori catalogo, tanto è vero che io l'ho conosciuto, recuperando un vinile - meraviglioso, anche perché la copertina è splendida, e qui viene fuori il mio lato feticista - in un negozio dell'usato a Milano. Così Mark Eitzel, deus ex machina della formazione, invece che rieditarlo, ha deciso di rilasciarlo in download gratuito.
Ed io non posso che ringraziare.
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