domenica 31 dicembre 2006

sabato 30 dicembre 2006

Crash test dummies

Ieri mattina, mentre mi recavo al lavoro, sono passato sul luogo in cui era appena accaduto un incidente. Mi sono ritrovato per qualche minuto in coda mentre in fondo al rettilineo, a poche centinaia di metri, dei lampeggianti annunciavano che non si trattava di un semplice rallentamento per lavori.
Passando vicino alle auto ho avuto un sussulto: la parte anteriore di entrambe non esisteva più, era un insieme informe di lamiere contorte. Un'inquietudine ha cominciato ad insinuarsi, ho pensato: "E se ci fossi stato io?". E che in fondo sono fortunato, anche se in questo periodo sto un po' di merda e il mio umore è sempre sull'ottovolante tra tristezza, allegria, insofferenza e chissà che altro. E che è per questo che ho avuto e ho paura, che da quel momento sto male, ho i brividi e continuano a venirmi in mente le persone coinvolte, che pure non conosco e delle quali so solo che una donna è in coma.
Volevo scriverne ieri ma non ce l'ho fatta.
Chissà se anche i manichini dei crash test hanno crisi di panico prima dell'impatto?

mercoledì 27 dicembre 2006

101 cose da evitare ad un funerale

di Daniele Luttazzi
  1. avvicinarsi alla bara, e mettersi a fare paragoni fra la lunghezza del proprio organo sessuale e quello del defunto
  2. seguire il corteo funebre su pattini rollerblade ascoltando le colonne sonore dei film di 007 col walkman.
  3. commettere atti impuri con le ceneri della salma, e un pinguino
  4. appiccare il fuoco ai capelli del defunto, e approfittarne per cucinarvi sopra degli spiedini.
  5. porgere le condoglianze alla vedova servendosi di un pupazzo da ventriloquo
  6. fingere di rimanere con un dito incastrato fra le mani del defunto
  7. sparare al cadavere secondo le diverse traiettorie per verificare tutte le teorie possibili sull'omicidio Kennedy
  8. sollevare il coperchio della bara, e buttarci il sacchetto della spazzatura
  9. presentarsi indossando una maschera di plastica con le fattezze del defunto
  10. comprare un pennarello fosforescente a punta grossa, avvicinarsi al morto, e disegnargli in fronte un uccello
  11. far notare che il cadavere è rigido come un canguro, e se nessuno vi crede, esibire un canguro
  12. colmare la bara di Smarties
  13. ingaggiare con il cadavere una battaglia a colpi di asciugamano arrotolato
  14. mandare a monte la cerimonia funebre con una bomba all'idrogeno
  15. in segno di omaggio, mettersi a fare braccio di ferro con la salma, e fingere di perdere
  16. tagliare le unghie al cadavere per migliorare la composizione del vostro Muesli mattutino
  17. strofinare con vigore un pettine, e poi far rizzare i capelli del defunto con l'elettricità statica
  18. vestire il cadavere da Zorro
  19. se la defunta è una ex-compagna di liceo che una volta via aveva detto di no, sussurrarle: "Sei libera stasera?" e poi scoppiare a ridere come una jena
  20. immaginare il morto dentro una bara jacuzzi
  21. rimpicciolirgli la testa col voodoo
  22. ideare un nuovo cocktail in onore del defunto: il martini requiem, un bicchiere di martini con dentro la sua dentiera
  23. far pagare il biglietto per leccare il cadavere
  24. presentarvi vestiti come la Morte ne il settimo sigillo
  25. piegare le ginocchia del cadavere con la forza del pensiero
  26. un attimo prima che la bara venga chiusa, da-daaa!, far uscire un'avvenente spogliarellista dalla pancia del defunto
  27. sottoporre il cadavere ad analisi freudiana
  28. intervenire chirurgicamente sul defunto per dotarlo di 2 nasi, uno dei quali gonfiabile
  29. consolare il marito della defunta ricordandogli che in fondo anche lei, come ogni altro essere umano, era composta per l'80% di acqua
  30. cospargere il morto di merda, in modo da rendergli più gradevole l'alito
  31. uccidere chi applaude al passaggio della bara (ops, scusate. Questa è una delle 101 cose da fare)
  32. accostarsi alla comunione mimando la camminata zoppa dell'estinto
  33. far squillare il telfono cellulare nella camera ardente, rispondere, poi passarlo al cadavere dicendo : "è per te"
  34. regalare ai convenuti biglietti per un ingresso omaggio al Museo del Biscotto Magnetico
  35. incidere sulla bara un cuore trafitto da una freccia con dentro le vostre iniziali e quelle della persona che amate
  36. usare il polso del defunto per testare campioni di profumo
  37. se la persona è morta di tumore, avvicinarsi al coniuge, e quando questi comincia a dire : "Non c'era più niente da fare, cobalto, chemioterapia, le abbiamo provate tutte", chiedere: "anche le pastiglie Valda?"
  38. stuprare la figlia dodicenne del defunto: mentalmente
  39. approfittare delle mascelle del defunto per schiacciarsi qualche noce
  40. fare le condoglianze al fratello gemello del defunto chiamandolo col nome del defunto
  41. ripararsi dal freddo all'interno del cadavere ancora caldo
  42. liberare un chilo di pulci nella camera ardente
  43. elettrificare il cadavere, dotargli il naso di un campanello luminoso, e giocare con gli amici all'Allegro Chirurgo
  44. sedersi all'organo, e sottolineare i momenti più ticcanti della cerimonia funebre demolendo Obladì Obladà
  45. se il defunto non è del tutto morto, leggergli un libro di Francesco Alberoni
  46. se Alberoni non funziona, una puntata di OK il prezzo è giusto
  47. aggiungere alla salma cubetti di ghiaccio, con una fettina di limone sul bordo della bara
  48. approfittare dell'avambraccio del defunto per un round di fist-fuckin'
  49. affittare il cadavere al regista di Mary Poppins 2
  50. strofinare le scarpe di gomma su una moquette prima di stringere la mano della vedova, dandole così una bella scossa
  51. gettare una pallina da golf sopra il cadavere, e poi pretendere di eseguire il colpo successivo senza spostare la pallina, come da regolamento internazionale
  52. consolare la figlia del defunto dicendole: "se non altro, le emorroidi di papà adesso non sono più un problema"
  53. chinarsi sul cadavere, e disegnargli gli occhi sulle palpebre chiuse
  54. fare giochi di prestigio, tipo mettere la mano dietro un orecchio del defunto, e cavarne un uovo
  55. bere con una cannuccia il liquido che si accumula sul fondo della bara
  56. truccare il cadavere come il protagonista del Rocky Horror Picture Show
  57. chiedere ad alta voce se, dopo il finerale , per caso qualcuno dei presenti può accompagnarvi al concero di Zucchero
  58. sniffare l'incenso fino a perdere conoscenza, o il controllo degli sfinteri, o entrambi
  59. simulare un minuto di raccoglimento acccanto alla salma , e di nascosto allacciargli le scarpe una all'altra
  60. guarnire il volto del defunto con rivoli di maionese contraccettiva
  61. convincere tutti che il defunto era diventato da qualche anno adepto di una religione africana secondo la quale il rito funebre deve comportare l'assunzione di LSD, e orge con invertebrati davanti a un poster di Elvis
  62. presentarsi vestito da Elvis
  63. praticare il parascensional trinati dall'auto funebre
  64. eseguire una lobotomia prefrontale al cadavere per conferirgli il quoziente intellettivo dell'autore di questo "libro"
  65. fingere di disintegrare il cadavere con una pistola spaziale a raggi delta
  66. in segno di lutto, da quel giorno indossare le stesse mutande per 66 anni d seguto
  67. mettere al collo della defunta un cartello con su scritto: PRENDIMI!
  68. entrare nella bara e chiedere al defunto : "che piano?"
  69. invece di fargli indossare il vestito, proiettate sul cadavere nudo diapositive ritanti di motivi a pois, stile Crazy Horse
  70. regalare ai figli del defunto un puzzle da 1500 pezzi ricavato da una gigantografia di papà
  71. rendere omaggio alla salma, quindi salutarla con uno schiocco di dita come Cesar Romero in Ocean's Eleven
  72. Accompagnare la sepoltura intonando uno Yodel
  73. realizzare nella camera ardente un servizio fotografico per Playman
  74. convincere tutti che il defunto, un tipo sensibile, aveva espresso piu volte il desiderio di essere caramellato
  75. offrirsi di curare personalmente la stampa dei manifesti funebri, e quando il tipografo chiede una foto della defunta da mettere sul manifesto, allungargli la Polaroid in cui lei si sta scopando Gordon, l'alano di famiglia
  76. adoperare le ceneri come polvere pruriginosa a carnevale
  77. arrivare con Claudia Schiffer, e farle scaccolare il cadavere
  78. asportare l'orecchio sinistro del defunto per completare la propria collezione
  79. fare una strage con una motosega e poi chiedere all'unico superstite: "fa caldo oggi, o io sono pazzo?"
  80. chiedere alla madre del defunto di farvi un pompino
  81. proporre un brindisi in ricordo del cambio di sesso del defunto
  82. partecipare alla funzione religiosa indossando le orecchie di Topolino
  83. dopo la cerimonia distribuire After Eight farciti di sperma
  84. applicare sulla bara un adesivo con su scritto: è RIGOR MORTIS, O SEI SOLO CONTENTO DI VEDERMI?
  85. far vegliare il feretro da una bionda nuda che scorreggia
  86. mettere all'asta il tumore al colon del defunto, e devolvere il ricavato in favore di un'industria bellica
  87. far trasportare la salma da una foca ammaestrata di nome Nancy
  88. Asportare il cervello del defunto, portarserlo a casa, mantenerlo in vita all'interno di una speciale soluzione elettrochimica, e ogni tanto adoperarlo per pulire il parabrezza della vostra Tipo
  89. Mostrare i dati di una ricerca scientifica secondo la quale da tutta la grafite contenua in un cadavere si potrebbe ricavare una racchetta di tennis di dimensioni quasi regolari
  90. farsi assumere dalla famiglia come designer del defunto, ed esporlo al pubblico sotto forma di 24 sacchetti di macinato
  91. abbrustolire i pantaloni della salma con il tostapane
  92. coinvolgere i presenti in una conga scatenata, e guidarli in fila verso un altro funerale
  93. mettere una barba posticcia al defunto per dimostrare a tutti che si tratta in realtà di Fidel Castro
  94. indossare un vestito blu con le scarpe marroni
  95. disturbare i partecipanti al servizio funebre riflettendo loro il sole sugli occhi con uno specchietto
  96. chiedere alla vedova: "le mie camicie sono pronte?"
  97. fare notare che insomma, sì, vi state divertendo, però Sammy Davis Jr. aveva Frank Sinatra, Dean Martin e Jerry Lewis al proprio funerale
  98. richiamare l'attenzione della vedova soffiando in un fischietto
  99. sollevare le palpebre del cadavere, e avere la sensazione che i suoi occhi vi seguano ovunque vi spostiate
  100. trasformare le proprie condoglianze in una imitazione di Groucho Marx
  101. mentre stanno calando la bara nella fossa, chiedere ad alta voce: "Ehi! Chi è che sta bussando?"

sabato 23 dicembre 2006

Volere sarebbe potere, se si puntasse la sveglia...

  1. Stamattina volevo andare a Milano, così... tanto per fare un giro.
  2. Mi sono svegliato a mezzogiorno e un quarto.
  3. Sono davanti al computer e non sono andato a Milano.

venerdì 22 dicembre 2006

Malinconia

Hugo Pratt, Barca nella bruma

mercoledì 20 dicembre 2006

Grant Lee Buffalo: Fuzzy

Bring me home to this house of many days
Just lay me on the floor hard and cool as slate
You know I love it more and more than before I ran away
It triggers off so many hurts hurtful words and broken plates

I lied to
Now I'm fuzzy
I've been lied to

All and all the world is small enough for both of us
To meet upon the interstate waiting on a train
And just when those big arms lift up fall in love with no time to say it

I liked to
Now I'm fuzzy
I've lied to
Now I'm fuzzy
Fuzzy now

Oh oh oh

Here we are in our car driving down the street
We're looking for a place to stop have a bite to eat
We hunger for a bit of faith to replace the fear
We water like a dead bouquet does no good does it dear

I lied to
Now I'm fuzzy
We've been lied to
Now I'm fuzzy
Fuzzy now
Lied to

I Grant Lee Buffalo sono sempre stati uno dei miei gruppi preferiti e in particolare questa canzone, tratta dal loro primo album, è una delle più belle.
Nei primi anni novanta hanno pubblicato due dischi straordinari di inquieto country-rock venato di psichedelia, glam ed elettricità, "Fuzzy" e "Mighty Joe Moon", e altri due più che dignitosi, "Copperopolis" e "Jubilee", prima di sciogliersi a fine decennio. Qualche significativa info su di loro la trovate qui (partendo dagli inizi come Shiva Burlesque fino al termine della loro parabola artistica), mentre questo è il sito del leader Grant Lee Phillips, ormai da qualche anno lanciato in una discreta carriera come songwriter, sospeso tra folk, rock ed elettronica minimale.
.

martedì 19 dicembre 2006

Il signor "Ma Certo"

A: Pronto, qui è la Banca Popolare di Sondrio.
B: Sì sono F... F..., mi potrebbe dire se hanno fatto un accredito sul mio conto?
A: Un attimo che guardo... un secondo... mi può ripetere il nome per favore?
B: F... F...
A: Guardi, io trovo censito nella nostra anagrafica un F... F..., però non risulta avere alcun rapporto con noi, è sicuro di avere chiamato il numero di telefono giusto?
B: MA CERTO! Che domande! Faccio sempre questo numero!
A: Bè, perché sa... io non lo trovo il conto.
B: Come non lo trova?
A: Non lo trovo, non mi risulta! E' sicuro che non sia magari sotto un'altra intestazione?
B: MA CERTO che sono sicuro.
A: Bè, comunque non c'è.
B: Non è possibile, chi è lei?
A: Come chi è lei! Piuttosto è sicuro che volesse chiamare noi e non invece il Credito Valtellinese?
B: MA CERTO! Vuole che non sappia dove ho il conto?
A: Sarà, però io non lo trovo...
B: Guarda... finiamola lì... passami la Cinzia!
A: Qui non c'è nessuna Cinzia, a dire il vero...
B: Come non c'è nessuna Cinzia, è andata via?
A: No, non c'è mai stata che io sappia.
B: Ah, bè allora passami l'altra collega, come si chiama...
A: Guardi che io colleghe donne non ne ho.
B: Per la miseria! Che storia è questa?
A: Glielo ripeto un'altra volta: è sicuro di non aver sbagliato banca? qui è la Popolare.
B: MA CERTO! Vuole che non sappia il numero del Credito Valtellinese?
A: Le ho appena ripetuto per la terza volta che qui è la Popolare.
B: Beh mah, io ho il conto al Credito Valtellinese.
A: Appunto, qui non è il Credito?
B: Ah... non è il Credito?
A: No!
B: Ah...
A: Eh, sì, già già.
B: Bè, allora arrivederci.
A: Arrivederci... e buone feste...

"Il poliziotto tarchiatello" & the "A-Team" *

Stamattina entra in banca un poliziotto per fare un'operazione. Si mette a parlare col mio collega, che conosce, mentre io gli verso un'assegno in conto. E' anche abbastanza spigliato e simpatico, neppure troppo inquadrato, se non fosse che ad un certo punto gli suona il cellulare: ha la suoneria dell'A-Team, squillante, vagamente trionfalistica, ad un volume insostenibile.
Qui avviene il fattaccio: io non posso fare a meno di immaginarmi quest'ometto di mezza età, piccolino, e pure un po' sovrappeso, che si imbarca nelle più improbabili missioni del commando, e il brutto è che le fa fallire perché, e se lo vedeste in faccia anche voi concordereste con me, non può essere altrimenti. Uno pensa al colonnello Hannibal Smith, a Sberla, Murdock e soprattutto P.E. Baracus, che quando eri piccolo non potevano non apparirti come dei fighi spaventosi (che poi non sapevi neppure cosa fosse un figo, forse solo un errore grammaticale nello scrivere la parola fico, ovvero il frutto, che non può però essere spaventoso se non in un ipotetico b-movie su della frutta aliena e mutante, che vuole invadere la terra, che verrà ovviamente salvata dal mascellone di turno) e poi si trova davanti la visione del poliziotto tarchiatello, che oltretutto ha pure un nome che fa rima col cognome, un nome da film di Totò e Peppino (ed è lo stesso motivo per cui i Chips non mi piacevano: come può essere tuo idolo uno chiamato Ponciarello? in California poi?).
E mentre cercavo di non pensare a quello che non va nella mia vita attuale, pensavo a questo. E uno dei telefilm culto della mia infanzia andava in pezzi nella mia testa.
Mi si è sbriciolato un mito.


* Questo post è inevitabilmente segnato dalla necessità di Mr. Palomino di sfogare la sua cattiveria e acidità repressa in maniera gratuita e forse anche sgradevole su persone ignare e tutto sommato innocenti, ma di cui non gli interessa minimamente, onde evitare di farlo con altre persone (parola inopinatamente usata al plurale) su cui sarebbe meglio indirizzata, ma che forse non se la meriterebbero, o comunque alle quali Mr. Palomino tiene e con le quali non vuole quindi guastare ulteriormente un rapporto già fortemente incrinato.

domenica 17 dicembre 2006

Black heart procession: "Guess I'll forget you"

now you know there's no light on the waves
but before i turn there's just one last word
then i'll try to forget you

now they say there's no light in the caves
and we all know there's no way out
i'll try and forget you

but before i go i must say
that in my heart you'll always be found
always but i'll try to forget you
i guess i'll forget you

W.H. Auden: "La verità, vi prego, sull'amore..."

Ditemi la verità, vi prego, sull’amore
Alcuni dicono che l’amore è un bambino
e alcuni che è un uccello
alcuni dicono che fa girare il mondo
e altri che è solo un’assurdità,
e quando ho chiesto cosa fosse al mio vicino
sua moglie si è seccata e ha detto
che non era il caso di fare queste domande.
Può assomigliare a un pigiama
o a del salame piccante dove non c’è da bere?
Per l’odore può ricordare un lama
o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un pruno,
o lieve come morbido piumino?
È tagliente o ha gli orli lisci e soffici?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.

I libri di storia ne parlano
solo in piccole note a fondo pagina,
ma è un argomento molto comune
a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle
cronache dei suicidi,
e l’ho visto persino scribacchiato
sulle copertine degli orari ferroviari.

Ha il latrato di un cane affamato
o fa il fracasso di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione
con una sega o con un pianoforte Steinway da concerto?
Quando canta alle feste, è un finimondo?
O apprezzerà soltanto musica classica?
La smetterà quando si vuole un po’ di pace?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.

L’ho cercato nei chioschi del giardino
ma lì non c’era mai stato:
ho anche esplorato le rive del Tamigi
e l’aria balsamica delle terme.
Non so cosa cantasse il merlo
o che cosa dicesse il tulipano,
ma certo non era nel pollaio
e nemmeno sotto il letto.

Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull’altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse,
o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon cittadino o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se un po’ audaci?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.

Quando viene, verrà senza avvisare,
proprio mentre mi sto grattando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta,
o là sull’autobus mi pesterà un piede?
Arriverà come il cambiamento improvviso del tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
Ditemi la verità, vi prego, sull’amore.

mercoledì 13 dicembre 2006

Chi ben comincia è a metà dell'opera


Il nuovo romanzo di Douglas Coupland si chiama "JPOD" (qui trovate una bella recensione che spiega meglio di come potrei fare io perché sia un grande scrittore) e, come altri suoi libri ha un incipit (oddio... forse è più corretto dire che si tratta dell'incipit della prima parte, dopo alcune pagine introduttive) formidabile e lapidario:
"Oh, Dio. Mi sento come un superstite di un romanzo di Douglas Coupland"
"Quello stronzo."

Lo chiamerò Ryan

Oggi entra in banca una cliente, giovane, poco più di ventanni, molto bella, simpatica, massì diciamolo... la mia cliente preferita, con gli unici difetti di essere prossima al matrimonio e soprattutto ancor più prossima al parto (ebbene sì: è incinta! ... ma non sono stato io!).
Torniamo a noi. Entra e, dopo qualche frase di circostanza, iniziamo a parlare, le chiedo come va e quando nascerà il bambino...
A: Dovrebbe nascere a fine gennaio o al massimo all'inizio di febbraio.
B: Fantastico, ma sapete già se è un maschio o una femmina?
A: E' un maschietto.
B: Bello, allora avrete già deciso il nome immagino.
A: Lo chiamerò Ryan
B: Ah... però... ma è... per il tipo di O.C.?
B: Eh eh... sì per lui.
B: Immaginavo, ho delle amiche che mi fanno una testa così per quel telefilm, sono contento per voi, e comunque auguri anche per Natale se non ci vediamo più.
Non è più la mia cliente preferita....
.

lunedì 11 dicembre 2006

Fiducia

Foto di Mickey Creager ©

(Se mai lo leggesse, questo post è in particolare per una persona che ama i gatti e dovrebbe avere un po' più di fiducia in se stessa)

venerdì 8 dicembre 2006

Umberto Fiori: "Strettoie"*

In tanti vanno, lungo il marciapiede,
continuamente. S'incrociano e si scansano,
rallentano e poi avanti. Filano, scorrono
svelti e tranquilli, finché
di qua c'è un mucchio di assi, di là
un rimorchio di camion.
Soltanto uno ci passa.

Uno soltanto: ma chi?
Ogni volta ti incanti,
prima di entrare.
Rimani lì a pensarci
una vita.
Dall'altra parte la gente arriva spedita,
s'infila nella strettoia. Tu le fai ala
come una folla al suo sovrano.

Con un mezzo sorriso
ti fai da parte, lasci che sfili
un cane
che tira una signora,
poi un tizio che viene
dietro di lei, deciso; ti sporgi appena
e subito rientri,
fai largo a un altro con una moto.
Guardali come sono calmi, sereni,
mentre ti passano di fronte
senza parlare, con gli occhi fissi nel vuoto,
ognuno un sole che sorge.
Beati, indifferenti:
sembrano dèi.
Tu invece lì, sull'attenti,
mastichi amaro.

Cos'è, rancore
quello che ti prende
ogni volta? Che torto ti hanno fatto?
Passare tu, volevi,
al posto loro?
No, non è questo.

Né tu, né gli altri. In quel passaggio stretto
vorresti che nessuno avesse cuore
di penetrare;
che durasse per sempre
e per tutti quell'attimo di scrupolo,
di esitazione;
che soltanto a vederlo, quel sentiero
sacrificato, in mezzo a due transenne,
le persone restassero impietrite
da un infinito rispetto.

Allora, fermi a un imbocco
e all'altro della strettoia,
mille volte ripetere l'invito
- prego, si accomodi! -
e mille volte regalarci il mondo
con gli occhi e con le mani, e mille volte
rifiutare, e invitarci, finché l'asfalto
che ci separa, a furia di cerimonie
si spacchi, e l'erba in mezzo ricresca alta
come se mai
ci fosse passato un uomo.


*da "Tutti", Marcos y Marcos, 1998

mercoledì 6 dicembre 2006

L'isola deserta, parte I


L'altro giorno, mentre stavo riordinando ha fatto capolino da un mucchio informe di carte, cartacce, cartoline e chissà che altro una lista di libri da isola deserta che avevo buttato giù un po' di tempo fa: insomma una di quelle cose malsane che tutte le persone più o meno sane di mente ogni tanto fanno, e al quale il Nick Hornby di "Alta fedeltà" ha pure dato dignità letteraria.
Leggendola mi è venuta voglia di aggiornarla, ampliandola e facendo sostanzialmente una lista di cinquanta romanzi, racconti e affini che metterei in una valigia (molto capiente) dovendo andare sull'ipotetica isola deserta (lista puramente soggettiva e suscettibile di modifiche causa dimenticanze e future letture of course).
  • Alessandro Baricco - Castelli di rabbia
  • Bruce Chatwin - In Patagonia
  • Bruce Chatwin - Le vie dei canti
  • Daniel Pennac - Il paradiso degli orchi
  • Daniel Pennac - Signor Malaussène
  • David Foster Wallace - La scopa del sistema
  • David Peace - Millenovecento83
  • Dino Buzzati - Il deserto dei tartari
  • Douglas Coupland - Generazione X
  • Douglas Coupland - Microservi
  • Ernest Hemingway - Fiesta
  • Ernest Hemingway - I 49 racconti
  • Francis Scott Fitzgerald - Il grande Gatsby
  • Franz Kafka - Il castello
  • Gabriel Garcia Marquez - Cent'anni di solitudine
  • Hanif Kureishi - Il Buddha delle periferie
  • Haruki Murakami - Norwegian wood
  • Heinrich Boll - Opinioni di un clown
  • Hermann Hesse - Pellegrinaggio d'autunno
  • Irvine Welsh - Trainspotting
  • Italo Svevo - La coscienza di Zeno
  • Jack Kerouac - Sulla strada
  • James Ellroy - American tabloid
  • James Joyce - Gente di Dublino
  • John Kennedy O'Toole - Una banda di idioti
  • Jonathan Franzen - Le correzioni
  • Jonathan Safran Foer - Ogni cosa è illuminata
  • Matthew Sharpe - Gli Schwartz
  • Michel Houellebecq - Le particelle elementari
  • Milan Kundera - L'insostenibile leggerezza dell'essere
  • Nick Hornby - Alta fedeltà
  • Osvaldo Soriano - Triste, solitario y final
  • Philip Roth - Ho sposato un comunista
  • Philip Roth - Lamento di Portnoy
  • Philip Roth - Pastorale americana
  • Philip K. Dick - Le tre stimmate di Palmer Eldritch
  • Robert McLiam Wilson - Eureka Street
  • Simon Winchester - Il fiume al centro del mondo
  • Stendhal - Il rosso e il nero
  • Thomas Pynchon - V.
  • Thomas Pynchon - Vineland
  • Tiziano Terzani - Un altro giro di giostra
  • Tiziano Terzani - Un indovino mi disse
  • Viktor Pelevin - Il mignolo di Buddha
  • William Golding - Il signore delle mosche
  • Wu Ming 1 - New Thing
... gli ultimi non li ho ancora letti, però insomma... non si vorrà andare su un'isola deserta senza qualcosa di nuovo, quindi metto quattro libri che da un po' sono sul mio comodino ad attendere:
  • Beppe Fenoglio - Il partigiano Jonny
  • Dave Eggers - L'opera struggente di un formidabile genio
  • Italo Calvino - Le città invisibili
  • John Fante - Chiedi alla polvere

lunedì 4 dicembre 2006

"Podròz w Polsce"

Per tutti quelli che stanno a Sondrio e dintorni venerdì 15 e 22 dicembre, a partire dalle 21:00 presso la "Sala mostre" della biblioteca di Chiuro, si terrà "Podròz w Polsce", mostra fotografica sulla Polonia di un mio amico, Simone Ronzio, che nel paese dell'Est Europa è stato sei mesi tra febbraio e agosto.
Si tratterà di una performance più che di un'esposizione vera e propria, dato che le foto saranno video-proiettate, con sottofondo di musica elettronica, e, se non ho capito male, le immagini saranno proposte in loop per tutta la serata (quindi si può anche arrivare dopo le nove...).

Per cambiare argomento, intanto ridendo e scherzando il post sugli Slint è arrivato a 20 commenti, record dei record per questo miserrimo blog, e soprattutto ci è arrivato senza parlare di loro neppure di striscio. Esticazzi!

venerdì 1 dicembre 2006

Come nei Sims

Non so perché ma questo quadro di Munch ("Sera sul corso Karl Johann") mi fa venire in mente il videogioco dei Sims.
Forse saranno i Sims all'inferno...

giovedì 30 novembre 2006

Eeehhh???

Una signora oggi entra in agenzia per disporre un bonifico bancario. Inizia a darmi i dati quando, improvvisamente ha un sussulto e, mentre sto compilando il modulo a terminale, mi interrompe un po' preoccupata e agitata dicendomi:
"Ah... mi raccomando, mi metta a me come effettuatario..."

martedì 28 novembre 2006

Le origini, parte I


R.E.M. - Bittersweet me

I move across, innocence lost
All flashing pulsar
I move across the earth in my new pattern shirt
I pass satellites

"You're so bitter," your complaint
I can't give you anything
I don't know who you're livin' for
I don't know who you are anymore

I'd sooner chew my leg off,
Than be trapped in this
How easy you think of all of this as bittersweet me

I couldn't taste it
I'm tired and naked
I don't know what I'm hungry for
I don't know what I want anymore

I move across, candy floss
I move like a tank
I move across the room
With a heart full of gloom,
Stronger than you think

Oh my peer,
Your veneer is wearing thin and cracking
The surface informs that underneath,
Underneath is lacking

You move across, innocence lost,
All static and desire,
You're blue in the face from navel gaze,
You set yourself on fire

You strip down and lay yourself out,
I know you can't fake it,
But are you tired and naked?
Are you tired and naked?


(Tratto da R.E.M. - "New adventures in Hi-Fi", 1996)

domenica 26 novembre 2006

mercoledì 22 novembre 2006

Slint: Washer



Goodnight my love
Remember me as you fall to sleep
Fill your pockets with the dust and the memories
That rises from the shoes on my feet

I won't be back here
Though we may meet again

I know it's dark outside
Don't be afraid
Everytime I ever cried from fear
Was just a mistake that I made
Wash yourself in your tears
And build your church
On the strength of your faith

Please
Listen to me
Don't let go
Don't let this desperate moonlight leave me
With your empty pillow
Promise me the sun will rise again

I too am tired now
Embracing thoughts of tonight's dreamless sleep
My head is empty
My toes are warm
I am safe from harm



Che gran gruppo gli Slint, e che grande album Spiderland!
Chissà se se ne resero conto quando lo pubblicarono ed erano solo quattro ragazzini di Louisville?
E chissà che pensavano quando Will Oldham scattò loro la foto che finì sulla copertina, immersi nell'acqua fino al collo, quell'acqua che mi affascinò prima ancora di sentire il disco, quasi oleosa nel bianco e nero dell'immagine?





Davvero???

...e invece no! Perché questo piccolo road movie americano, tipico film agrodolce (bittersweet appunto) da Sundance, con la sua strampalata, lunatica, eppure tenera famiglia mi ha molto commosso e divertito, specialmente nel finale esilarante e strepitoso, in cui si sciolgono tutti i nodi in un crescendo irresistibile. In più nella colonna sonora compare Sufjan Stevens: che volere di più? Per conto mio nulla. Uno dei miei film dell'anno.
Per il resto ho visto anche "The departed", e penso sia superfluo dire che mi è piaciuto molto (imho uno dei migliori Scorsese, per quel che vale il mio parere...) - ottimo anche tutto il cast, con un Di Caprio straordinario - ma ora ho sonno e ne parlerò domani, dopo o forse mai... chi può dirlo?
Intanto leggo che ci ha lasciato Robert Altman: pochi mesi fa avevo visto "Radio America", bello anche se forse non uno dei vertici della sua filmografia, però avercene... il mio preferito resterà comunque "America oggi".

mercoledì 15 novembre 2006

Una poesia è una città

di Charles Bukowski

una poesia è una città piena di strade e tombini
piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera; una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore...
una poesia è questa città adesso,
cinquanta miglia dal nulla,
le 9.09 del mattino,
il gusto di liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l'oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta da finestre rotte...

una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo...

e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l'altro fino all'estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose
che non possono fare.

giovedì 9 novembre 2006

Dell'incomunicabilità parte II

Scena: Oggi al lavoro, mentre controllo la regolarità di un assegno (essì, attualmente lavoro come bancario a tempo in-determinato: non so se sia più precario il mio lavoro o il resto della mia vita), mi accorgo di una firma palesemente falsa. Contattato il cliente, egli mi dice che devo sentire sua zia (?) perché quel conto lo gestisce lei. Dopo un inutile discussione in cui cerco di fargli capire che mettere firme false è un reato penale, e pure grave, e appurato che perlomeno non c'è stato intento di frode, decido di chiamare la zia....

B: Pronto, parlo con la signora...

(...)

A: Ma, nessuno mi ha mai detto niente, io firmo da sempre per altre persone. I suoi colleghi non hanno mai obiettato. Come mai mi dice queste cose solo adesso?
B: Io non so se e perché nessuno le abbia mai detto nulla, non sono i miei colleghi, e per me fare una firma falsa, seppure non in malafede, è grave, dato che si tratta di un reato penale.
A: Ah sì? E chi lo dice?
B: Lo dice la legge, signora! Non mi fa piacere telefonare alla gente per rompere le scatole, non è certo il mio passatempo preferito, se l'ho chiamata c'è un motivo...
A: Ah, bè...io l'ho sempre fatto e non mi ha mai detto niente nessuno, però mi fa piacere che controlliate.
B: Sì, ok, è il mio lavoro, però d'ora in avanti metta la sua di firma, visto che è delegata sul conto, sia gentile...
A: Sì, però non mi protesti l'assegno se no oggi vengo lì, porto via tutti i soldi e chiudo tutto!
B: Allora non ci siamo capiti, io l'assegno non lo mando indietro, dato che ho avuto il benestare di suo nipote, però per favore in futuro non falsifichi la firma, tanto più che può firmare lei senza problemi.
A: Ah, va bene, però io l'ho sempre fatto, non capisco perché...
B: E' un reato, signora!
A: Ah sì... però nessuno me l'ha mai detto, non capisco...
B: Non importa...
A: Davvero?
B: Davvero... non importa... arrivederci signora. Buona giornata.

CLICK.

Amo questa donna e altre storie


Ho visto "Scoop" di Woody Allen qualche giorno fa. Non è all'altezza di "Match point", che era un film diverso, un po' atipico per lui, e che secondo me è un capolavoro, mentre questo non credo resterà negli annali come uno dei migliori film del newyorkese, però, nonostantee la storia si faccia un po' troppo pretestuosa e il ritmo cali nel finale, alcune battute sono decisamente riuscite ("Sono nato di confessione ebraica, e poi mi sono convertito al narcisismo") e un paio di scene scoppiettanti (specie quella della festa in campagna). Infine Scarlett Johansson... c'è chi dice che il registro comico non le si addica. Può darsi che sia così, ciò non toglie che sia la donna più bella del mondo (mi piace scrivere per iperboli, e parlare ancor di più... si vede?)

Ora sta passando alla radio "Black hole sun" dei Soundgarden, rifatta completamente strumentale in salsa jazz (forse free, però non vorrei dire stronzate, quindi lo metto tra parentesi), non è male, anzi. Mi ricorda i tempi del liceo. Malinconia. Sto invecchiando, bè, con moderazione... e comunque è una vita che non ascolto più "Superunknown", e una vita è tanto tempo. Sto invecchiando. Ah... il conduttore ha detto che si tratta di tali Sax Pistols: bel nome, sono italiani a quanto pare.

Ogni giorno che passa mi rendo conto che non posso voler male a Sufjan Stevens: ogni cosa sua che mi capita di ascoltare mi piace, che sia una canzone con un'orchestrazione ridondante (tipo "Chicago" per esempio) o una voce sussurrata accompagnata da una chitarra timida ("Casimir Pulaski day" mi fa impazzire, anche se è una canzone tristissima, o forse proprio per quello): credo sia proprio questo suo eclettismo a interessarmi, in fondo mi sembra rientrare nella categoria dei beautiful loser della scena indie americana, ma più sfuggente, meno classificabile. Penso sia ora di procurarmi qualche suo disco intero, dato che spizzichi e bocconi ormai non mi saziano più.

mercoledì 8 novembre 2006

L'arte del nastrone

Ecco un fantastico blog per i fanatici della cassettina, intesa non in senso fisico, ma simbolico, ovvero quel concentrato di sogni e passioni che è una compilation registrata con le proprie mani, qualunque sia l'origine e lo scopo.
Credo che tutti abbiano almeno una volta messo un mix su cassetta (per i più giovani le cassette sono quelle cose vagamente rettangolari che un tempo assolvevano alla funzione dei cd, con qualche fruscio in più però), o cd, inserendo i pezzi preferiti del momento, o qualcosa registrato dalla radio, per sé stessi, per un amico, oppure nella vana speranza di conquistare una ragazza, che giustamente nella maggior parte dei casi se ne sbatteva altamente del tuo regalo.
Tornando al sodo, per chi volesse partecipare alla stesura di questo blog collettivo, basta inviare una mail con la propria compilation e una descrizione e motivazione delle proprie scelte. Io la sto preparando, con scelte abbastanza eterogenee, escludendo canzoni uscite negli ultimi due-tre anni (non è stato volontario, me ne sono accorto solo ora) e la playlist è provvisoriamente questa...
  1. nirvana - lithium
  2. pearl jam - indifference
  3. alice in chains - down in a hole
  4. radiohead - high and dry
  5. r.e.m. - country feeedback
  6. counting crows - a long december
  7. eels - novocaine for the soul
  8. afterhours - voglio una pelle splendida
  9. verve - bittersweet symphony
  10. pavement - mother to a sisterof thought
  11. deus - instant street
  12. mercury rev - frittering
  13. nick drake - pink moon
  14. tim buckley - dream letter
  15. portishead - glory box
  16. grant lee buffalo - fuzzy
  17. sigur ros - vlorar vel til loftarasa
  18. notwist - consequence
  19. lullaby for the working class - spreading the evening sky with crows
  20. yo la tengo - night falls on hoboken

lunedì 6 novembre 2006

Mumble... mumble... nuvole?

Una bella iniziativa di "Repubblica", che pubblica 10 graphic novel (che detto così fa più figo di fumetti) in allegato ogni settimana a 9,90 €. Il primo volume è già andato in edicola sabato scorso, con la pubblicazione di Maus di Art Spiegelman, una delle più belle e commoventi storie mai scritte sull'Olocausto. Il piano completo delle altre uscite è invece questo:
  1. 04/11/06 - Maus - Art Spiegelman
  2. 11/11/06 - Blankets - Craig Thompson
  3. 18/11/06 - Città di vetro - Auster - Mazzucchelli - Karasik
  4. 25/11/06 - 5 è Il numero perfetto - Igort
  5. 02/12/06 - Palestina - Joe Sacco
  6. 09/12/06 - Baci dalla provincia - Gipi
  7. 16/12/06 - Fuochi e altre storie - Mattotti
  8. 23/12/06 - L'autoroute du soleil - Baru
  9. 30/12/06 - Una Trilogia inglese - Floc'h - Rivière
  10. 06/01/07 - David Boring e altre storie - Clowes
Io li consiglierei un po' tutti (gli unici autori che non conosco sono Floc'h & Rivière), poi ognuno ha le sue preferenze (per me Spiegelman, Thompson, Sacco, Baru e Gipi, ma pensandoci bene anche Clowes, Mazzucchelli e Igort, quindi la maggior parte...).
Ho già linkato qualche recensione sopra, mentre qui sotto riporto qualche altro link per i più curiosi (se ci sono...):

Off Topic
  • Ho appena sentito alla radio che l'album più venduto della settimana in Italia è il nuovo dei Casino Royale. Non so se essere contento o se pensare che probabilmente in Italia non si vende più un cazzo di disco.
  • Google mi ha appena suggerito di risparmiare tempo premendo "Invio" sulla tastiera invece di cliccare “Cerca con Google” col mouse... ma che carini: si preoccupano di come butti il mio tempo nella tazza del water, e soprattutto che non ne butti troppo.
  • Da qualche giorno ho abbandonato Firefox, dopo che nelle ultime release era diventato sempre più ingordo di RAM: se la pappava a colazione, pranzo e cena, la versione 2.0 ha esagerato, iniziando a mangiarsela anche fuori pasto e così l'ho disinstallato. Ora utilizzo con una certa soddisfazione Opera, decisamente più veloce e meno soggetto a impiantare il mio pc del giurassico, anche se con mia grande disdetta mi dà qualche problema con la formattazione dei post del blog, costringendomi a postare su questo luogo ameno con un altro browser, ovvero K-meleon, figlioccio degenere del panda rosso di Mozilla.

domenica 5 novembre 2006

Sarà quel che sarà...

Sarà che forse in questo periodo sono un po' fissato, sarà che andare avanti con contratti di tre mesi (l'ultimo a dire il vero è di due, fino a fine anno...) provoca un po' di stress anche a uno come me che la programmazione non ce l'ha nel dna, sarà che mi piacciono i Virginiana Miller, sarà qualcos'altro, fatto stà che continuo a cascare qui.


Virginiana Miller


Curriculum*

Nome e cognome, indirizzo, poi numero di telefono
patente auto e tutto quel che vuoi
ma nessuna precedente esperienza di lavoro
perchè sono sempre stato solo.
Inglese e tedesco parlato e scritto, molti soggiorni all'estero
ma poco da aggiungere, poche le aspirazioni
magari mangiare, magari dormire
magari ogni tanto riuscire ad amare
C'è un posto per me?
Leggimi, sono qui, ti apro il mio cuore malato
stasera mi butto con te sul mercato
prendimi, sono qui, pulito e profumato
stasera mi butto con te sul mercato.
C'è un posto per me?
Prendimi, sono qui, ti offro il mio cuore malato
stasera mi butto con te sul mercato
leggimi, sono qui, pulito e profumato
stasera mi butto con te sul mercato.
Ma se hai paura di me fai bene.

* da "Gelaterie sconsacrate" (1997)

mercoledì 1 novembre 2006

Scrivere un curriculum

di Wislawa Szymborska

Che cos'è necessario?
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.

A prescindere da quanto si è vissuto
è bene che il curriculum sia breve.

È d'obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.

Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.

Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all'estero.
L'appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.

Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.

Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.

Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l'orecchio in vista.

È la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.

[da Vista con granello di sabbia, a cura di Pietro Marchesani, Adelphi]

giovedì 26 ottobre 2006

Che sorpresa!

Oggi, approfittando di uno dei miei ultimi giorni di vacanza (essendo un lavoratore somministrato - solo il nome spaventa - ho le ferie di un giapponese medio) vado in biblioteca e mi metto a curiosare un po' a caso tra libri di vario tipo quando all'improvviso mi casca l'occhio nella sezione dedicata ai bambini. Ai libri illustrati per bambini ad essere precisi.
Che cosa vedo di tanto incredibile? Un volume che cercavo da un po', dopo che un amico me lo fece leggere qualche anno fa: "Il giorno che scambiai mio padre con due pesci rossi" (un'altra recensione si trova qua), di Neil Gaiman e Dave McKean, ovvero il creatore della saga di Sandman e uno dei migliori illustratori in circolazione, mica due tizi qualsiasi quindi.
La storia, divertente e commovente allo stesso tempo, in breve è quella di un bambino che, annoiato dal padre che legge solo e sempre il giornale, lo dà ad un amico in cambio appunto di due bei pesci rossi, e poi deve rientrarne in possesso per ordine della madre non proprio d'accordo, ma deve affrontare tutta una serie di altri baratti (chitarre, maschere di carnevale, conigli tra le altre cose), dato che il noioso genitore era stato a sua volta scambiato varie volte con altri ragazzini. Anche le illustrazioni sono graficamente bellissime; inoltre io ci sono legato perché il disegno di copertina fu usato anni fa nell'artwork di "This desert life", terzo disco dei Counting crows (e loro ultimo album valido imho), che io ascoltai molto quando uscì.

Il lavoro rende liberi?

© Marek Raczkowski, da "Historyki obrazkowe"

lunedì 23 ottobre 2006

Io l'ho sempre detto...


...che i boy scout sono un tipo umano poco raccomandabile. Lasciando perdere la mitologia sui capi, che a trent'anni sono in giro come invasati isterici in pantaloncini, sempre con un sorriso idiota sul volto, ecco che una notizia che non fa che aumentare il mio risentimento (e pure un po' di disprezzo a dire il vero) verso di loro.
Gli scout dell'area di Los Angeles, dopo essere stati istruiti a dovere, diventeranno delatori contro la pirateria per l'industria discografica e hollywoodiana. Ma il bello è che tutto questo non sarà contro la contraffazione su scala industriale, ma contro gli atti di parenti, amici, conoscenti e sconosciuti che hanno la sventura di incontrarli. Me lo vedo il deficiente trentenne in pantaloncini e foulard, appostato fuori dalla finestra neanche fosse un ninja o James Bond, che chiama di nascosto la polizia perché il pericoloso nipotino di dodici anni sta scaricando da una rete file sharing un brano di Brizzi Sprizzi. Roba da riabilitare i ciellini!
Credo che non ci sia bisogno di troppi commenti, d'altra parte l'unico boy scout meritevole è quello della locandina, ovvero un Bruce Willis tamarro seppur autoironico protagonista insieme a Damon Wayans di questo film fracassone di Tony Scott dei primi anni novanta, una specie di "Die Hard" ancora più inverosimile, e non so se mi spiego...

sabato 21 ottobre 2006

Welcome to the jungle


Qualche giorno fa il Guardian ha pubblicato un "decalogo di sopravvivenza in ufficio". A dire la verità i consigli sono una ventina e di tutti i tipi, certi decisamente veritieri, altri un po' contraddittori tra loro, altri ancora discutibili, comunque a me sembra risursi a una massima del tipo: "fatti i cazzi tuoi, al massimo fatti notare con moderazione, per intendersi leccando il culo quel che basta, senza esagerare, e vivrai tranquillo". Comunque eccone alcuni...
  1. Mai prendere un caffè con i colleghi, soprattutto all'interno dell'edificio che ospita gli uffici.
  2. Ignora le mail, in particolare quelle private, che fanno trascorrere la metà del tempo utile per il lavoro a cestinare materiale indesiderato.
  3. Fatti notare: il lavoro negli uffici rende spesso invisibili, mentre per vivere bene la propria professione occorre evidenziare spirito d'iniziativa e buona volontà.
  4. Ricorda che "meno è di più": è chiaro che chi fa meno incorre in meno errori. Se non ti muovi troppo, nessuno ti daràome to the jungle la colpa di qualche sbaglio, e la promozione arriverà.
  5. Bilancia apprezzamenti e critiche, e soprattutto con i capi preferisci i primi: quello che chiamano scambio di opinioni non è altro che un modo per entrare con una tua idea e uscire dalla stanza del capo avendo accettato la sua. La diplomazia vince.
  6. Ricorda che "il cliente ha sempre ragione, a meno che non sia una donna!"
  7. Tieni a mente che offendere qualcuno a lavoro causa il triplo dei problemi di un'offesa causata in casa.
  8. Agisci senza il capo, che spesso ti chiede di fare una cosa per poi accusarti di averla fatta.
  9. Non trascurare le scartoffie perché poi si moltiplicano
  10. Non mischiare alcol e lavoro.
  11. Non vestire con abiti corti tipo calzoncini o bermuda: sembrerai un figlio dei fiori.
  12. Non rispondere al telefono, soprattutto alle telefonate interne: alzare la cornetta significa accettare automaticamente un nuovo impegno, per cui ignora gli squilli.
  13. Non andare alle conferenze: inventa patetiche scuse.
  14. Impara a riciclare: un rapporto consegnato tempo prima e andato bene può essere ripresentato modificando semplicemente nomi e date, successo assicurato e tempo guadagnato.
  15. Stai lontano dalle riunioni: tempo perso, stress assicurato.
Edward Hopper: "Office in a small city", 1953

mercoledì 18 ottobre 2006

Spreading the evening sky with crows

I Lullaby For The Working Class sono stati un grande e misconosciuto gruppo di fine anni novanta. Venivano dal Nebraska e prima di sciogliersi e disperdersi in molti altri progetti musicali del Midwest (Bright Eyes e Cursive i primi che mi vengono in mente) hanno pubblicato solo tre album di country-folk, tra i quali i primi due secondo me bellissimi, "Blanket warm" e "I never asked for light", pieni di canzoni in chiaroscuro, dolci e al contempo malinconiche, una spiccata vena acustica e testi un po' criptici, caratterizzati però da immagini evocative.
Qui potete trovare un bell'articolo e alcuni mp3, tra cui pure quello di una delle mie canzoni preferite in assoluto, oltreché una delle più trisgi: "Spreading The Evening Sky With Crows"


Spreading the evening sky with crows

an old women she just told me
this is the lonliest life she has ever seen
every wrinkle is a monument
meant for dust and decay
the painter understood this
spreading the evening sky with crows
the sky all black placenta
it's too big to ignore

pull out the lawn chairs,
and watch the angels rip out their wings
my sweet eternity,
you were more than i bargoned for
i guess all good things come to an end

each breath is a monument
every blink of the eye
or is it like a photograph,
another day gone by

pull out the lawn chairs,
and watch the angels pull out their wings
my sweet eternity,
you were more than i bargoned for
all good things come to an end
all good things come to an end

venerdì 13 ottobre 2006

The cavemen love 56k modem


Eccomi tornato metaforicamente dopo innumerevoli vicissitudini informatiche. Nell'ordine ho dovuto formattare il mio computer, vecchio di sei anni (ha solo 64 MB di ram per intenderci), reinstallare un fantastico Windows 98 SE, faticare le proverbiali sette camicie per tre serate (e lanciargli tante maledizioni che neanche la strega a Biancaneve) per fargli accettare i driver dell'hard disk esterno. Infine ho riconfigurato la velocissima connessione a internet, che va addirittura a 56 k.
Insomma... mi sento un po' come penso si sentirebbe un uomo di Neanderthal gettato nel centro di una metropoli asiatica, che so Shanghai, dove ancora un po' cresce un grattacielo ogni tre secondi.

domenica 1 ottobre 2006

(E)vapor(azion)e


Qualche giorno fa mentre tornavo a casa dal lavoro ho visto una nuvola di fumo proveniente dall'altro lato del fiume, che spiccava grigia sul grigio di una giornata piovosa, autunnale con alcune ore di anticipo. Immediatamente mi sono chiesto cosa potesse essere e poi l'ho vista, per pochi secondi, nera e meravigliosa, trascinare un convoglio di vagoni che sembravano arrugginiti, tanto contrastava il loro color marrone con la lucentezza della locomotiva.
Il tempo di attraversare il ponte e immettermi sulla statale che costeggia la ferrovia ed era scomparsa, come fosse un fantasma, lasciando dietro di sé solo una scia di fumo persistente, quasi non volesse sparire, segno tangibile del suo passaggio, tanto insolito quanto incredibile.

mercoledì 20 settembre 2006

E poi la mamma si incazza!


I Gogol Bordello sono la mia fulminazione dell'ultimo periodo. Praticamente negli ultimi due mesi sto ascoltando senza soluzione di continuità quasi solo il loro "Gypsy Punks".
Secondo me sono strordinari, divertentissimi ed irriverenti: come detto da altri prima di me immaginate l'operazione fatta dai Pogues di Shane McGowan con la musica irlandese e traslatela nell'Est Europeo: mescolate quindi rock, punk, ritmi in levare con musiche tzigane, violini, harmonium e date infine tutto in mano a Steve Albini.
Immaginate anche che a suonare tutto ciò sia una combriccola di pazzi, eccentrici ed ubriaconi, il cui leader è quel singolare personaggio a nome Eugene Hutz, visto anche al cinema in "Ogni cosa è illuminata", che fu costretto ad andarsene bambino dall'Ucraina perché nell'87 stava a Chernobyl, e qualche esito mi sa che gli è rimasto (direbbe mio zio: "me sa che l'è miga tant a'piump").
Tra le varie canzoni, quasi tutte in inglese, con degli inserti in russo e, in una o due, in spagnolo, ce n'è anche una che mescola, non so se con qualche significato particolare, il russo stesso e delle parole italiane un po' a caso; il titolo è Santa Marinella e a me fa morire dal ridere (peraltro senza un motivo razionale che non sia l'interpretazione di Hutz), mentre mia madre l'altra sera, sentendone un verso dopo che era entrata in camera mia, ha iniziato ad inveire contro il disco, lo stereo e in subordine contro di me che lo avevo comprato. Chissà perché? E soprattutto, che parte del testo l'avrà fatta così arrabbiare?

Questa storia, ha un'unica morale,
Vse v raspizdu-to maniacale, i paranormale
-------
O solnce Santa Marinelli, izlizannoi toboyu,
Ya poluchal ne raz, tai-da-rarara
V posolstvah S-SH-A otkaz
Tam nedaleko ot Rima
Est gorod Palestrina.
Zvezda pereferii, vsa v maslinah, stala nasha malina.
O mama Palestrina, vstrechayte pyanih pilligrimov,
Bez prava na viyezd, bez vizi na vdoh, bez vizi na vidoh..
Ya vzmolilsa " Che cazzo! Io porca Madonna!
Gde tletvorniy podyezd, ili etot otyezd delo musora provod.
Solo perché ti amo mia madre ah! Crescendo paranoia.
Solo perché ti amo mia madre ah! porca Madonna.
Mi oblika Russo amorale
Vseh v raspizdu-to mi ne zamarali
Da uno da due
Da uno da stronzo puttana
Na Americana (bazar takoi v Rime) vse.otstoyali (uno Mille Lire)
Poeti, yuristi, mediki - vse farzoi stali.
Hohlomu-samovari (redkost-tovari) vse fuflo tolkali (krutiye navari).
No drug pered drugom vsezh svoi otiezd opravdali:
Ya na Piazza Navona,
sidel, rastagival shkavarku,
nu, konechno, flirtoval,
no i semye pomogal
A ya na rimskoi mostovoi ya lezhal, zdal, bivoi?, oi-oi-oi,
Ya tak prosil pit, a tut eshe etot Papa (rimskiy)
Ya s detstva ego hotel zamochit
O kanoneri, ya vam dokazival ne raz,
Chto muzikantu vo vrema keifa
Smotret nuzhno pramo v glaz
Solo perché ti amo mia madre ah! Porca Madonna.
Solo perché ti amo mia madre ah! Crescendo paranoia.
Mi oblika Russo amorale
Vseh v raspizdu-to mi ne zamarali
Da uno da due
Da uno paranormale.
(Sono emigranto)
Da uno da due
Da uno stronzo merdoso
Da uno da due
Da uno porca puttana
(Spoken): Prekranaya nas ()
I ih-to mudohat, Zamudohal-mudohal la-la-la
A solnce Santa Marinelli
Vgrizalos nam v capillari.
A nasha nadezhda spolzala po stenam, muh ne otgonaya,
No vot kak-to odnazhdi, ne znayu, uzh, kak,
Prishlo I nam dobro iz-za okeana,
I togda, na rashodnak:
(Tarantella)
I togda na rashodnak!

domenica 17 settembre 2006

Madeleine


E' uscito il nuovo Rat-man, io non l'ho ancora letto, non so come sia e quindi non ne parlerò, però la copertina è come una madeleine proustiana per me*: mi fa venire in mente i miei quattordici anni, quando un compagno di scuola mi copiò la cassettina dei Guns di Use your illusion, 1 o 2 non ricordo, e in fondo la riempì con un paio di pezzi dei Nirvana.
Inutile dire che dopo pochi ascolti il tasto REW del mio stereo venne premuto ogni volta che finiva quell'abisso che è Lithium, e che da lì in poi i miei ascolti musicali successivi vennero sconquassati e rivoluzionati dalla scoperta di Kurt Cobain e soci, e poi a ruota mi si aprì una meraviglia di rumore e melodia inaspettata, che attendeva solo di essere presa al volo, Pearl Jam**, Alice in catene, Screaming Trees, tutto il grunge, il sottobosco indie, ecceteraeccetera.


Ora che ci penso saranno almeno un paio d'anni che non ascolto un loro album.
Ho bisogno di alimentare un po' questa mia malinconia e credo proprio che stasera metterò su Nevermind.


* che poi io la "Recherche" mica l'ho letta, era solo per fare una citazione colta, anche se un tantino inflazionata, e tirarmela un attimo...
** qualcuno stasera dovrebbe essere anche andato a vedere Eddie Vedder & co. al Forum, o sbaglio? E non è forse lo stesso qualcuno che dovrebbe prestarmi gentilmente l'ultimo album? Solo prestarmi ovviamente, se no la SIAE si arrabbia, e noi non vogliamo farla arrabbiare, che poi alla sua età non le fa tanto bene, e magari le viene pure il balordone

mercoledì 13 settembre 2006

Ronf ronf


Di solito dal dentista una persona normale è agitata, i muscoli in tensione, la voglia di essere altrove e la speranza, ovviamente disattesa, che il torturatore finisca il prima possibile.
E questo vale anche per me, o meglio è sempre valso fino a ieri, quando ho dovuto far curare una carie e non ero per nulla agitato, anzi, mentre mi devastavano il dente, oltretutto situato in una posizione scomodissima (il penultimo in fondo sull'arcata superiore sinistra), mi sono pure appisolato beatamente, cullato dalla voce del dentista e dell'assistente, che da sempre più lontano parlavano del film cinese che ha vinto Venezia.
Non so se essere contento o spaventato: ma si può addormentarsi mentre si ha la bocca spalancata e al suo interno stanno trapanando e scavando selvaggiamente?

Ma che musica ascolta il vostro gatto?


Se non lo sapete questo sito potrebbe darvi una mano. Resterete sorpresi nello scoprire cosa fanno i felini quando si trovano in un negozio di dischi come si deve, neanche fossero nel paese dei balocchi.

lunedì 11 settembre 2006

Foto di famiglia


Ecco, fate i bravi: mettetevi in posa. Ehi tu, con la barba, un po' più a destra... e mi raccomando... i più alti dietro che se no i piccoletti non li vediamo.
Oooh, finalmente! così è PER-FET-TO!
Ecco! Adesso spalancate la bocca e fate un bel sorriso... anzi tu che stai in fondo la bocca tienila chiusa che non si sa mai...

giovedì 7 settembre 2006

Sogni ad occhi aperti


Una segnalazione direttamente da "Il pozzo di Cabal"... solamente per voi.
Voi, che siete cresciuti con il fruscìo proveniente dai mangianastri (che non si chiamavano così mica per caso: chiedere alla cassetta col primo album di Jeff Buckley, pappata dal mio stereo in quattroequattrotto nel lontano '97... o '98, boh...); voi, che avete sempre sognato di incidere qualcosa col vostro mito musicale, e questo non si è potuto avverare solamente perché lui era morto di droga, alcool, vecchiaia, peste bubbonica o emorroidi; ma soprattutto per voi, che eravate gggiòvani tra gli anni ottanta e i novanta:
Ecco un sito per voi, fatevi la vostra cassettina personalizzata, e non ponete limiti alla fantasia.

Agnelli all'Idroscalo


Ieri sera concerto degli Afterhours all'Idroscalo di Milano, perdipiù gratis.
Apertura per La Sintesi e Sux, saltati da me a piè pari causa amici ed accompagnatori, che hanno pensato bene di: addormentarsi, lasciare la modalità silenziosa sul cellulare (e non sentirlo suonare quindi), decidersi a venire un quarto d'ora prima dell'inizio, il tutto in ordine sparso. Comunque fatto sta che siamo arrivati in loco con più di un'ora di ritardo.
Giungendo al sodo, e premettendo di non poter essere obiettivo dato che Manuel Agnelli e soci sono tra i miei gruppi preferiti fin dai tempi di "Germi", era il lontano 1995, mi è piaciuta moltissimo la prima parte, elettrica, incentrata su "Ballate per piccole iene", con qualche classico preso anche dai vecchi album (su tutte le splendide "Dentro Marylin" e "Non è per sempre"). Ho trovato invece un po' più dispersiva la seconda, ma forse è una sensazione personale dovuta anche alla scelta dei pezzi, con versioni riarrangiate e strumentazione un po' inedita, tra cui spiccava quello che io nella mia beata ignoranza credo sia una specie di sax; certo però che anche alcune di queste canzoni mi hanno stupito favorevolmente: mai avrei pensato che "1.9.9.6." potesse diventare così beatlesiana. Vabbè... probabilmente sarà stato il mood di ieri sera, dato che la seconda tranche di bis si è aperta con le maccartiane "Live and let die" e "The long and the winding road".
A fine serata l'unico inconveniente è stato che all'1:40 ero ancora in Viale Monza per accompagnare un'amica a casa, avevo altri 140 km da fare, gli occhi che si chiudevano, lo stato di attenzione alla guida di un ubriaco (e per fortuna non ho toccato una goccia d'alcool in tutta la sera) e, dulcis in fundo, la prospettiva di una sveglia alle 6:30 per andare al lavoro.
Bè... sono ancora vivo, quindi il colpo di sonno è stato sconfitto, però è stata una dura lotta

martedì 5 settembre 2006

Vogliamo ricordarlo così

Probabilmente se ne è andato come avrebbe voluto, e come in fondo avremmo voluto tutti noi, perché chi, vedendo un documentario in cui Steve Irwin si avvicinava e importunava serpenti, coccodrilli e qualsiasi altro animale si stesse facendo i cazzi suoi, non ha desiderato almeno una volta che questo lo azzannasse e se lo mangiasse in un sol boccone?
Scherzi e cinismo a parte, è successo che durante una ripresa una razza si sia ribellata alle sue attenzioni, ficcandogli un aculeo velenoso di quindici centimetri nel cuore, uccidendolo quasi all'istante (e io sono sobbalzato dopo la notizia, anche perché ieri sera ho rivisto Pulp Fiction, con la scena in cui iniettano l'adrenalina direttamente nel cuore di Uma Thurman in overdose, e il collegamento è venuto spontaneo). Ci mancherà.
Passando a notizie più allegre, è degno di nota il cieco fermato mentre era alla guida di un'auto in una cittadina inglese, ovviamente privo di patente.
E altrettanto significativa mi pare la rissa tra due idioti conclamati come Paul Gascoigne, l'ex giocatore alcolizzato di Lazio e Tottenham, nonché della nazionale inglese e Liam Gallagher degli Oasis che, quando lo hanno fermato, aveva in mano un estintore "per spegnere l'ira di "Gazza".

domenica 3 settembre 2006

Dell'incomunicabilità

I New Order qualche anno fa in una per il resto dimenticabile canzone (e infatti l'ho dimenticata, non ricordo più manco come faccia...) cantavano delle parole che mi sono sempre rimaste in testa, non un'ossessione per carità, però ci penso spesso.
" I don't know what to say, you don't care anyway"

venerdì 1 settembre 2006

Definitivo

I Doors in una memorabile canzone, resa ancor più celebre da "Apocalypse now", cantavano così:
"This is the end
Beautiful friend
This is the end
My only friend, the end"
Chissà se pensavano anche a questo...

giovedì 31 agosto 2006

L'apparenza inganna


© Marek Raczkowski, da "Historyki obrazkowe", pag. 49

martedì 29 agosto 2006

Link mentali













È da oggi pomeriggio che un'associazione visiva quantomeno inquietante fa capolino nella mia testa in maniera sempre più insistente: quella tra il borotalco e... Lenin.
Essì, continuo a vedermi il barattolo verde con sull'effigie il profilo austero del compagno Vladimir Ilic Ulianov al posto dell'infermiera che accudisce il bimbo (o, a seconda delle versioni, della giovane donna in costume da bagno).
E la cosa strana è che per me si tratta di un'immagine viva, ovvero è come se avessi un ricordo di me piccolino che dopo il bagnetto vengo cosparso della miracolosa polvere bianca, e la figura del leader rivoluzionario sembra rassicurarmi sul trionfo del socialismo contro ogni avversità, e anch'io di riflesso utilizzando il borotalco sarò destinato a raggiungere inevitabilmente i più grandi successi nella vita.
E la morale qual'è? E chenneso, se lo sapessi sarei un uomo che non deve chiedere mai, e saprei pure che il marketing nuoce gravemente alla salute.

Cobolli Gigli, ovvero "la faccia come il culo"

"Sia chiaro, so che dobbiamo essere sanzionati ed è giusto ma a nostro avviso il campionato di serie A, pur con forti penalizzazioni, ci spetta. I peccati veniali ci sono stati, ne siamo tutti consapevoli, e la dimostrazione è che gli azionisti hanno voluto dare un volto nuovo alla società. Ora noi vogliamo e dobbiamo partecipare alla rifondazione delle regole del calcio"
Giovanni Cobolli Gigli, presidente della Juventus giovedì, 24 agosto 2006

Essì, comprare una partita è un peccato gravissimo e merita una retrocessione di 2 categorie (il Genoa dalla A alla C, ed era lo scorso anno, non il mesozoico), mentre comprare campionati, arbitri, e controllare un intero sistema di potere con la corruzione e le minacce, lucrandoci sopra con tutta la famiglia oltretutto, è veniale, si fa così, senza pensarci, tanto per scherzare.
Poi è vero che la Juve ha fatto piazza pulita, ed è senza dubbio un merito, però è vero anche che Giraudo & co. non erano saliti ai vertici societari con un golpe ai danni dei poveri e sprovveduti Agnelli, e comunque addossare tutte le colpe a Moggi, che pure è un personaggio losco e discutibile non da oggi, ed era uno dei fulcri di tutto, è comodo, molto comodo. "Io non centro, è stato il lupo cattivo! Mi ha costretto a complottare con Pairetto e Biscardi, io in fondo ho solo vinto degli scudetti, che manco li volevo quelli... (però adesso che li ho li sento miei e li merito assai)".
Ma vaffanculo, va.

domenica 27 agosto 2006

Tuffi


Il mio lettore mp3 ieri ha cercato il suicidio tuffandosi nel secchio contenente acqua e lysoform, col quale stavo pulendo i pavimenti di casa.
Ora, dopo una difficile operazione a cuore aperto a effettuata con un phon sembra essersi ripreso... certo ogni tanto si spegne da solo, e qualche volta, quando schiacci un tasto che dovrebbe far eseguire una determinata operazione, lui ne fa un'altra, ma sono convinto che lo faccia per ripicca, perché gli ho salvato la vita, mentre il suo desiderio era di farla finita.
Gli passerà.

giovedì 24 agosto 2006

Se l'architetto è sospetto


Un mio amico l'altro ieri mi ha esposto una sua curiosa teoria secondo la quale i tre cavalieri che combattono l'Anticristo sarebbero Christopher Walken, Harvey Keitel e Morgan Freeman, mentre l'Anticristo stesso sarebbe niente di meno che Renzo Piano.
Inoltre esisterebbero anche dei servitori di basso livello, ovvero degli adoratori invasati, di cui un'esempio calzante è Gigi D'Alessio. E se avesse ragione?

lunedì 21 agosto 2006

I ponti


Di tutto ciò che l'uomo, spinto dal suo istinto vitale, costruisce ed erige, nulla è più bello e più prezioso per me dei ponti. I ponti sono più importanti delle case, più sacri perché più utili dei templi. Appartengono a tutti e sono uguali per tutti, sempre costruiti sensatamente nel punto in cui si incrocia la maggior parte delle necessità umane, più duraturi di tutte le altre costruzioni, mai asserviti al segreto o al malvagio.
I grandi ponti di pietra, grigi ed erosi dal vento e dalle piogge, spesso sgretolati nei loro angoli acuminati, testimoni delle epoche passate, in cui si viveva, si pensava e si costruiva in modo differente: nelle loro giunture e nelle loro invisibili fessure cresce l'erba sottile e gli uccelli fanno il nido.
I sottili ponti di ferro, tesi come filo da una sponda all'altra, che vibrano ed echeggiano con ogni treno che li percorre, come se aspettassero ancora la loro forma e perfezione finale. La bellezza delle loro linee si svelerà del tutto solo agli occhi dei nostri nipoti.
I ponti di legno all'entrata delle cittadine bosniache le cui travi traballano e risuonano sotto gli zoccoli dei cavalli, come le lamine di uno xilofono. E infine, quei minuscoli ponti sulle montagne, spesso solo un unico grande tronco ovale, massimo due, inchiodati uno accanto all'altro, gettati sopra qualche ruscello montano che senza di loro sarebbe invalicabile. Due volte all'anno il torrente impetuoso ingrossandosi li trascina via e i contadini, con l'ostinazione cieca delle formiche, tagliano e segano e ne rimettono di nuovi. Per questo, vicino ai ruscelli di montagna, nelle anse fra le pietre dilavate, spesso si vedono questi “ponti” precedenti: stanno lì abbandonati a marcire insieme all'altra legna arrivata per caso. Ma questi tronchi di alberi lavorati, condannati a bruciare o a marcire, si differenziano comunque dal resto e ricordano sempre l'obiettivo per il quale sono serviti.
Diventano tutti uno solo e tutti degni della nostra attenzione, perché indicano il posto in cui l'uomo ha incontrato l'ostacolo e non si è arrestato, lo ha superato e scavalcato come meglio ha potuto, secondo le sue concezioni, il suo gusto e le condizioni circostanti.
Quando penso ai ponti, mi vengono in mente non quelli che ho traversato più spesso, ma quelli su cui mi sono soffermato più a lungo, che hanno attirato la mia attenzione e fatto spiccare il volo alla mia fantasia.
I ponti di Sarajevo, prima di tutto. Sul fiume Miljacka, il cui letto è una sorta di sua spina dorsale, rappresentano vertebre di pietra. Li vedo e li posso contare uno a uno. Conosco le loro arcate, ricordo i loro parapetti. Fra di loro ce n'è anche uno che porta il nome fatale di un ragazzo, un ponte minuscolo ma eterno che sembra ritiratosi in sé stesso, una piccola ed accogliente fortezza non conosce resa né tradimento.
Poi i ponti visti nei viaggi, di notte, dai finestrini dei treni, sottili e bianchi come fantasmi. I ponti di pietra in Spagna, ricoperti dall'edera e come impensieriti della propria immagine riflessa nell'acqua scura. I ponti di legno in Svizzera, ricoperti da un tetto che li difende dalle abbondanti nevicate, assomigliano a lunghi silos e sono ornati all'interno da immagini di santi o di avvenimenti miracolosi come fossero cappelle. I ponti fantastici della Turchia, poggiati lì per caso, custoditi e protetti dal destino. I ponti di Roma, dell'Italia meridionale, fatti di pietra candida, da cui il tempo ha preso tutto quello che ha potuto e accanto ai quali da cent'anni ne vengono costruiti di nuovi, ma che restano come sentinelle ossificate.
Così, ovunque nel mondo, in qualsiasi posto, il mio pensiero vada e si arresti, trova fedeli e operosi ponti, come eterno e mai soddisfatto desiderio dell'uomo di collegare, pacificare e unire insieme tutto ciò che appare davanti al nostro spirito, ai nostri occhi, ai nostri piedi, perché non ci siano divisioni, contrasti, distacchi...
Così anche nei sogni e nel libero gioco della fantasia, ascoltando la musica più bella e più amara che abbia mai sentito, mi appare all'improvviso davanti il ponte di pietra tagliato a metà, mentre le parti spezzate dell'arco interrotto dolorosamente si protendono l'una verso l'altra e con un ultimo sforzo fanno vedere l'unica linea possibile dell'arcata scomparsa. È la fedeltà e l'estrema ostinazione della bellezza, che permette accanto a sé un'unica possibilità: la non esistenza.
E infine, tutto ciò che questa nostra vita esprime - pensieri, sforzi, sguardi, sorrisi, parole, sospiri - tutto tende verso l'altra sponda, come verso una meta, e solo con questa acquista il suo vero senso. Tutto ci porta a superare qualcosa, a oltrepassare: il disordine, la morte o l'assurdo. Poiché tutto è passaggio, è un ponte le cui estremità si perdono nell'infinito e al cui confronto tutti i ponti di questa terra sono solo giocattoli da bambini, pallidi simboli. Mentre la nostra speranza è su quell'altra sponda.

(Ivo Andric, 1963)