di Douglas CouplandVago per l'isola e mi imbatto in istanti di bellezza la cui caducità mi abbaglia: il tramonto visto attraverso un cumulo di bottiglie verdi in alto, sopra il cimitero; un fiore di ibisco dentro una di quelle bottiglie; una falena gialla posata su un fiore giallo. Piccoli istanti che si trasformano in ricordi.
Secondo me sto perdendo la memoria e, per quanto sappia bene che è naturale, mi sembra anche che sia troppo giovane perché succeda, il che mi fa un po' paura. Ci pensavo stamattina presto mentre percorrevo una stradina dell'isola. Qualche anno fa da queste parti è passato un uragano che ha sradicato molti alberi e scoperchiato molte case. Le strade un tempo ombrose sono adesso cotte dal sole e i panorami un tempo familiari ora ispirano solo perplessità.
Oltre a preoccuparmi di perdere la memoria, mi sta capitando anche qualcos'altro che non mi fa paura, ma decisamente mi colpisce: sto cominciando a confondere la vita onirica con la realtà quotidiana.
"Ma questa medicina non l'ho già presa?"
"Eppure ero convinto di avere già restituito quel libro alla biblioteca."
"Sono già passato da questa strada, ma era diversa. O no?"
Stamattina ho pensato che
se si perde la memoria più o meno completamente, allora ciascun singolo giorno diventa la vita intera, perché il giorno dopo ci si è già scordati di ciò che è successo il giorno prima. Per una persona priva di memoria l'esistenza si trasforma in una successione discontinua di vite che durano un giorno.Comunque sia, oggi ho pensato: dal momento che sto arrivando a quel punto né più né meno, tanto vale che consideri questo giorno come rappresentativo di tutta la mia vita, o meglio, come tutta la vita in un giorno.
Oggi non ho fatto molto, ma è bastato mantenermi ricettivo alla brevità di questa giornata e guardarla con una lente nuova per farmi sentire come se in realtà fosse successo moltissimo, o come se in realtà avessi fatto moltissimo.
Ho visto ragazzini giocare a basket, calabroni che svolazzavano intorno a un cespuglio di cilantri, un mimo e una colomba conversare appollaiati su due cavi telefonici distinti.
Mi sono chiesto come verrei giudicato se tutta la mia vita fosse quest'oggi. Sono stato buono? O malvagio? Come verrei giudicato?
Limitarsi a osservare il mondo mi è parso insufficiente. Mi sono domandato se c'era un modo per me di gettarmi nel mondo, di fare qualcosa di più che esistere.
E così ho proseguito la passeggiata sull'isola. Ho visto diverse persone ustionate dal sole, e le ho salutate.
Mi pareva che esprimere più umanità, essere più piacevole, fosse un possibile modo per sentirsi quantomeno più rilevanti, perché più invecchio e più mi rendo conto che il senso della propria umanità può anche svanire, e così un giorno ci si risveglia e si scopre di non sentirsi ... umani come un tempo. Per cui anche solo dire "ciao" mi sembrava un piccolo passo avanti per evitarlo.
(...)
Forse il senso di questa giornata è che l'ho trascorsa da solo e non con te. Sei tu la persona a cui penso in questo preciso istante? Forse sì. Dove sei? Dove sei finita? Il giorno svanisce e io mi chiedo come sarà la mia prossima vita, quella di domani. Vorrei viverla con te.Abbiamo tutti un "tu" nella vita... qualcuno che in teoria avrebbe dovuto passare la giornata con noi ma che per un motivo o per l'altro se ne è andato. Quel "tu" oggi qui non c'è. E non c'è neanche il sole dentro le bottiglie verdi al cimitero, e non c'è il riflesso del sole sui pesci angelo che nuotano nelle acque scure.
Il sole è ricaduto nel mondo come nel mondo sono ricaduto io, ma per questo suo precipitare il sole non verrà mai giudicato, mentre io invece giudico me stesso.E domani, quando mi risveglierò con un sole nuovo e una vita nuova, potrò redimermi e trovare te, tu sarai qui nella mia vita e potremo percorrere insieme le strade di quest'isola.
(tratto da "Memoria Polaroid")
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