venerdì 9 febbraio 2007

SECONDA CARTOLINA: BLACKOUT

di Douglas Coupland

Mi domando sinceramente se i ricordi siano tutti identici o se alcuni siano più "importanti" di altri. Come molti altri della mia età, fin dal momento della mia nascita sono stato esposto a grandi quantità di informazioni e programmi di intrattenimento, tutto ben prodotto e di alto livello qualitativo. L'altro giorno ho rivisto uno spot pubblicitario della Shake'n'Bake che non vedevo più da vent'anni e in un lampo mi è tornato tutto quanto alla memoria come se lo avessi visto solo cinque minuti prima. Per cui mi viene da pensare di avere la testa zeppa di tableaux consumistici sponsorizzati dalle multinazionali. Questi ricordi "altri", totalmente commercializzati, li ho tutti in testa, in punti imprecisati, e direi che vale la pena di rifletterci seriamente.
Immagine di Banksy

Chissà come sarebbe stato vivere senza tutte queste immagini commerciali sepolte nella mente? Se fossi cresciuto nel passato, o in una cultura priva di mass media, come sarei? Sarei sempre "io"? Sarebbe diversa la mia "personalità"?
Secondo me l'accordo tacito che regna fra tutti noi in quanto esponenti di una certa cultura è che non dovremmo considerare vere le immagini commercialiche portiamo nella mente, che la vita vera è quella passata lontano dalla TV, dalle riviste e dal cinema. Ma presto il mondo sarà popolato di persone che non hanno mai visto un mondo senza TV e computer. A quel punto, continueremo ancora a sostenere lo stesso concetto di identità personale dell'epoca pretelevisiva? Non credo. Passa il tempo, e invece delle tute blu maoiste, ci mettiamo i vestiti di Gap. E non cambia niente. Tutti viaggiano per il mondo. Dire "qui" è ridicolo.
E c'è un altro particolare che abbiamo notato tutti: qunado salta la corrente ci mettiamo a cantare, ma appena torna la luce torniamo a riatomizzarci.
Ho deciso di vivere come in un black-out permanente. Guardo gli schermi e le pagine e non gli permetto di trasformarsi in ricordi.
Quando incontro qualcuno, lo immagino vivere in un mondo buio. Le uniche luci che contano sono quelle del sole, della luce delle candele, del caminetto e quella che uno si porta dentro, e se a quel qualcuno ogni tanto io sembro bizzarro, è solo perché in quel momento stacco la corrente per cercare di aiutare lui e me, per vedere lui e me come le persone che siamo in realtà.

(tratto da "Memoria Polaroid")
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